Ghino di Tacco
Il “brigante gentiluomo” della Val d’Orcia, tra storia, leggenda e letteratura.
Il fascino della Fortezza di Radicofani è stato reso ancora più grande dalle gesta del “brigante gentiluomo” che l’ha conquistata quando ancora era considerata inespugnabile. Ghino di Tacco, infatti, è uno dei personaggi più leggendari della storia del borgo, famoso al punto che è stata costruita in suo onore una bellissima statua in pietra, la quale si erge imponente nei giardini di Piazza Sant’Agata quasi a sorvegliare l’intero borgo.
Ghino di Tacco era un esponente della nobiltà ghibellina vissuto intorno al XIII secolo, che divenne un bandito fuorilegge successivamente alla cattura e alla decapitazione – svoltasi pubblicamente in Piazza del Campo a Siena – di due membri della sua famiglia, il padre e lo zio.
Vista dall’alto della Fortezza di Radicofani.
(Foto di Marco Perroni)
Non volendosi arrendere alla controparte guelfa – rappresentata dal potere di Siena – conquistò la Rocca di Radicofani – controllata al tempo dallo Stato Pontificio – nel 1297. Iniziò così la sua impresa che viene ancora oggi ricordata e decantata in numerose leggende; tanto che il suo personaggio fa quindi parte della storia e dell’essenza vera e propria del borgo.
E’ stato definito da alcuni come il “Robin Hood” dei tempi passati, in quanto, secondo la leggenda, derubava solamente i viaggiatori più ricchi che ogni giorno compivano il loro viaggio verso Roma, di cui Radicofani era una tappa obbligata. Boccaccio, infatti, lo dipinge come brigante buono nel suo Decameron parlando del sequestro dell’abate di Cluny in questi termini:
“Ghino di Tacco piglia l’abate di Clignì e medicalo del male dello stomaco e poi il lascia quale, tornato in corte di Roma, lui riconcilia con Bonifazio papa e fallo friere dello Spedale.”
La Fortezza di Radicofani
(Foto di Tullio Dainese)
Lo stesso Dante Alighieri tramanda le sue imprese citandolo nel sesto canto del Purgatorio della Divina Commedia, dove si parla dell’uccisione per mano del brigante del giurista Bencicasa da Laterina (l’Aretin): “Quiv’era l’Aretin che da le braccia fiere di Ghin di Tacco ebbe la morte”
L’anima di Ghino di Taccco dimora ancora a Radicofani grazie allo sguardo fiero e deciso della Statua di Ghino, che da anni sorveglia da lontano la sua Rocca, quasi come se non se ne fosse mai andato.