L’acquedotto di Vivo d’Orcia
L’idea di utilizzare la sorgente dell’Ermicciolo, che scaturisce sul versante nord del Monte Amiata, vicino al paese di Vivo d’Orcia, al fine di risolvere il problema del rifornimento idrico nel comune di Siena, fu formulata per la prima volta nel 1890 da alcuni ingegneri della Società Italiana di condotte d’acqua con sede a Roma. L’investimento finanziario richiesto era però molto oneroso rispetto alla scarsa popolazione che ne avrebbe usufruito e nonostante la necessità sempre più impellente, passarono venti anni prima che si desse inizio all’opera.
Nell’agosto del 1895 la Società delle Fonderie il Pignone su incarico del Comune di Siena, eseguì dei lavori di livellazione e di rilievo sul terreno di un’area piuttosto vasta a sud della Toscana e dopo che una commissione tecnica ebbe esaminato 18 sorgenti, fu constato che l’acqua di derivazione possibile e soddisfacente era soltanto quella del Vivo. Di conseguenza l’assessore Guido Sarroccchi, insieme ad alcuni membri della giunta del comune di Siena, sottoscrisse un compromesso con i conti Cervini, proprietari dei terreni dove sgorgava la sorgente, per l’acquisto delle acque. L’acquisto definitivo di vendita, tra il comune di Siena rappresentato dal Sindaco l’avvocato Enrico Falaschi e il conte Carlo Cervini insieme ai figli Leopoldo e Alessandro, avvenne a Lire 51.428 solo nel 1899.
Nel 1903 la giunta comunale decise di dare l’incarico di realizzazione dell’acquedotto all’ingegnere Luciano Conti, ma la scarsità delle risorse finanziarie fermò nuovamente i lavori. Si dovette arrivare ai primi mesi del 1908 per poter dare i primi colpi di piccone sulla roccia trachitica da cui scaturiva la sorgente dell’Ermicciolo. Gli anni che andarono dal 1903 al 1908, servirono a Conti per fare studi sulla purezza delle acque, rilievi sui terreni instabili e rocciosi, varianti e progetti per la rete di distribuzione che sarebbe andata a servire la città. Al Comune di Siena questi anni servirono invece per trovare la somma necessaria per poter realizzare il progetto.
Nel 1903 il comune decise di chiedere alla Banca Monte dei Paschi di Siena un finanziamento di Lire 3.500.000 che fu concesso da parte della Deputazione nell’aprile dello stesso anno.
Tutto sembrava presagire l’inizio dei lavori ma una legge del 1865 prevedeva che l’esproprio dei terreni poteva essere effettuato solo quando l’opera fosse stata dichiarata di pubblica utilità e questo ne fermò di nuovo l’inizio.
I lavori poterono finalmente cominciare nei primi mesi del 1908 dando la possibilità di lavoro a centinaia di boscaioli, operai e manovali con una ricaduta molto positiva su un territorio molto povero. Il numero degli operai raggiunse una media di 200 unità ma in alcuni momenti, questo numero saliva soprattutto quando venivano effettuati lavori di scavatura che non richiedevano nessuna formazione specifica nel lavoro.
I lavori proseguirono molto lentamente fino al 1911 a causa delle difficoltà naturali che presentava il territorio, atmosferiche e soprattutto per la scrupolosa cura che aveva Conti nel controllo dell’ esecuzione dei lavori.
Negli anni successivi i lavori procedettero con regolarità e finalmente nel marzo del 1914 la condotta arrivò nella città di Siena, a Porta San Marco.
Mancavano due opere molto importanti affinché il progetto di Conti fosse concluso al fine di garantire una distribuzione uniforme del carico nella rete urbana, evitando oscillazioni e dando una stabilità e tenuta alla rete: la colonna piezometrica alta 35 metri che doveva essere contenuta da una torre muraria e il serbatoio di distribuzione terminale a Vico Alto. Entrambe furono realizzate successivamente ed in forma ridotta rispetto al progetto iniziale.