Il Teatro Povero di Monticchiello e il Teatro Popolare Tradizionale Toscano
Il Teatro Povero di Monticchiello è un progetto sociale e culturale nato negli anni ‘60. Agli inizi di quel decennio il borgo toscano attraversa una profonda crisi collegata alla rapida eclissi del sistema economico e sociale che aveva caratterizzato per secoli la sua esistenza: la mezzadria. Lavoro, cultura e tradizioni vanno rapidamente scomparendo e la popolazione si dimezza. Quelli che per scelta o necessità rimangono iniziano allora a riflettere sul senso delle rapide trasformazioni che stanno travolgendo il loro mondo e le loro identità. In un paese senza un teatro viene cosí deciso di aggregarsi attorno a un’idea di teatro in piazza: una forma di spettacolo che diverrà presto tentativo di ricostruzione collettiva e ideale del senso delle proprie vite. Una forma di resistenza alla crisi. Da oltre cinquant’anni, ogni estate, il paese si mette letteralmente in scena, rappresentando un dramma, o per meglio dire un “autodramma”, come lo definì Giorgio Strehler negli anni Settanta.
Ogni anno, si rinnova questo rito popolare, e rappresenta, per continuità, un caso a suo modo unico in Italia. E così, in effetti, a scorrere gli argomenti e i timori messi in scena ogni anno dal Teatro Povero di Monticchiello viene fuori uno spaccato significativo del nostro paese. Quasi fossero cronache medievali si raccontano fatti minuti che, sotto la lente della piccola comunità, assumono contorni più ampi, rimandando alle trasformazioni della grande Storia. All’inizio, negli anni Sessanta, ci sono state le rievocazioni storiche e i grandi episodi della resistenza, poi l’autoritratto del mondo contadino, dopo la fine della mezzadria e il crescente spopolamento di tutta la valle; negli anni Settanta si cerca di tenere vive le tradizioni contadine, anche guardando alla storia orale. Nel decennio successivo la costruzione teatrale si allontana leggermente dal realismo per introdurre elementi grotteschi e di teatro dell’assurdo: si cerca di rappresentare lo spaesamento di un mondo ormai concluso. In anni più recenti il Teatro Povero di Monticchiello ha raccontato la seconda grande trasformazione che ha investito il territorio: la rivalutazione culturale, economica e sociale. La Val d’Orcia dal 2004 è diventata patrimonio dell’Umanità Unesco, attira moltissimi turisti, è considerata uno dei paradisi della Toscana e non di rado viene scelta come paesaggio privilegiato in tantissime pubblicità di automobili. A fianco di questo nuovo cambiamento i paesi subiscono uno spopolamento sempre maggiore e si fanno più vulnerabili di fronte alle crisi dei nostri giorni.